La ormai cronica mancanza di personale dentro l’ospedale di via Montericco ci preoccupa sempre di più perché gli operatori vengono sottoposti a turni sempre più pressanti, con un conseguente aggravamento delle loro condizioni di salute, in un quadro dove l’innalzamento dell’età pensionabile crea un ulteriore elemento di criticità strutturale. In questo contesto la Direzione ha adottato soluzioni che ci lasciano sbalorditi e interdetti.
Ma partiamo dall’inizio.
A dicembre 2014 gli operatori del Pronto Soccorso ortopedico in una riunione con la Direzione infermieristica segnalavano la criticità del reparto. I gessisti oltre ai turni in PS sono reperibili la notte e i festivi per la sala operatoria ortopedica, le urgenze in PS, gli espianti.
Il lavoro diventa così particolarmente pesante ed alcuni di loro iniziano ad avere problemi di salute.
Passano gli anni senza nessun riscontro. Un anno fa come organizzazioni sindacali mandiamo una lettera con richiesta di incontro per trovare soluzioni.
Intanto i problemi sono cresciuti, alcuni operatori avendo peggiorato il loro stato di salute non possono più andare in sala operatoria. Le reperibilità aumentano, non viene inserito personale nuovo di supporto.
Si apre un lungo confronto che a dicembre 2017 trova una soluzione estemporanea, spostando il problema su tutto il restante personale della piastra operatoria che stava già lavorando al di sopra delle proprie possibilità, dati gli sforamenti del numero delle reperibilità consentite dal contratto nazionale di lavoro.
Il personale va in rivolta, a questo punto l’azienda deve fare dietro front e propone nuove assunzioni nei prossimi mesi di personale per la sala operatoria. Una cosa positiva, ma che deve fare i conti con i tempi lunghi di formazione.
Pertanto si ritorna al punto di partenza rimandando in sala i gessisti del pronto soccorso ortopedico che però hanno condizioni di salute certificate incompatibili con il lavoro che dovrebbero svolgere.
Premesso che la sala operatoria dell’ortopedia comporta un lavoro fisico importante per le posture che il paziente deve tenere durante l’intervento, la soluzione che ha trovato l’azienda, per rendere compatibile il servizio in sala con un certificato medico che dice che l’infermiere gessista non può mantenere la postura eretta prolungata, è stata di mettere dentro la sala operatoria una sedia con una targhetta “gessista” dove lo stesso potrà sedersi durante l’intervento chirurgico dando indicazione a un altro operatore sulla movimentazione del paziente e degli ausili pesanti necessari.
Il risultato ad oggi è una soluzione surreale che invece di valorizzare le professionalità acquisite nel tempo con l’esperienza, amareggia e mortifica il personale gessista che in questi anni si è sempre reso disponibile.
Dal nostro punto di vista servono soluzioni vere che risolvono i problemi anziché spostarli da un punto all’altro dell’azienda.
Pur avendo fatto delle assunzioni, oggi di fronte allo stato di salute del personale e all’età media che questo ha, serve un piano straordinario di investimento sulla dotazione organica che possa dare una prospettiva all’azienda e di conseguenza alla salute degli abitanti del territorio imolese garantendo il valore e quel grande patrimonio che rappresenta “l’autonomia” della Ausl di Imola.
Per la Funzione Pubblica Cgil Imola
Katia Regelli