I pensionati dell’Emilia-Romagna? Non sono sereni, anzi: #NonStiamoSereni. Così recita l’hashtag sulle cartoline che i pensionati e le pensionate emiliano-romagnole di Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, insieme a quelli di tutta Italia, stanno spedendo in questi giorni al premier Matteo Renzi.
A Imola e Castel San Pietro la raccolta delle cartoline è partita ieri nei bachetti allestiti in piazza in occasione del Primo Maggio e proseguirà nei prossimi giorni: lunedì 5 maggio al mercato di Castel San Pietro e giovedì 15 maggio a Imola nel centro cittadino (angolo bar Bacchilega). E’ possibile firmare nelle sedi Cgil e nelle leghe Spi sul territorio.
«I pensionati – si legge nella cartolina – vogliono delle risposte». Che devono essere chiare e ben precise, come lo sono le richieste che indirizzano al Presidente del Consiglio: lavoro-sviluppo-occupazione; tutela del reddito; welfare pubblico e solidale; approvazione di una legge sulla non autosufficienza; lotta a sprechi e privilegi; estensione della riduzione delle tasse anche ai pensionati. Perché, scrivono Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, «discriminarli è una grave ingiustizia».
I pensionati «non stanno sereni» anche alla luce dei dati sulle pensioni in Emilia-Romagna elaborati da Spi, Fnp e Uilp regionali. Le pensioni Inps erogate al 2013 in regione sono 1.514.514 (di cui 909.548 di vecchiaia e anzianità, 314.316 di reversibilità, le restanti 290.650 tra invalidità e assegni sociali), su una platea di 1.305.957 pensionati, che rappresentano oltre il 29% della popolazione residente. Il 54% dei pensionati sono donne, il 46% uomini. L’età media è di 73,9 anni. L’importo medio mensile lordo è di 855,74 euro, solo 23 euro in più rispetto al 2012. Gli uomini possono però contare su 1.160,53 euro al mese, per le donne si scende a 646,14 euro: 514 euro in meno.
«Questi dati confermano che esiste un problema, in Italia le pensioni sono troppo basse anche dopo una vita di lavoro – dice Bruno Pizzica, segretario generale dello Spi-Cgil regionale –. Gli 80 euro in più negati da Renzi ai pensionati gridano vendetta e rappresentano un’ingiustizia che va urgentemente sanata. È del tutto evidente – continua – che occorre quanto meno ripristinare il meccanismo di perequazione definito nel 2007 con il governo Prodi, assicurandone la copertura».
Limitando l’analisi alle 73.508 persone entrate in pensione nell’ultimo anno, solo 1.105 hanno una pensione oltre i tremila euro al mese, contro le 46.456 (oltre il 63%) che non superano i 500 euro. Secondo i pensionati, un ulteriore aspetto critico è dato dal valore e dai tempi di attesa delle pensioni per invalidità civile, che in Emilia-Romagna sono 166.050 e, pur rappresentando l’11% del totale delle pensioni Inps, ricevono soltanto il 5,5% della spesa pensionistica. Se l’importo medio mensile è di 429 euro, ci vogliono ben 253 giorni in media per incassare il primo assegno dalla presentazione della domanda relativa all’invalidità civile, 313 giorni per quelle relative alla cecità, 370 giorni per quelle relative alla sordità. Altra testimonianza dell’impoverimento di fasce della popolazione anziana e della necessità di interventi pubblici di sostegno viene dai centri della Caritas.
Un segnale di cambiamento nelle politiche pubbliche può però venire dall’Europa. Spi-Cgil, Fnp-Cisl e UilP-Uil dell’Emilia-Romagna invitano ad andare a votare il 25 maggio in occasione del rinnovo del Parlamento europeo. «L’Europa è la nostra casa comune e votare è un dovere civico, un impegno politico e sociale» spiegano i sindacati. E a chi sarà eletto a Bruxelles i pensionati chiedono «l’istituzione di un Fondo europeo per la non autosufficienza, la definizione di politiche di sostegno alla anzianità attiva, una robusta politica sociale e previdenziale e la revisione del principio del fiscal compact affinché la nuova Europa sia l’Europa delle persone e non delle banche».