Non si ferma la protesta dei patronati contro i tagli delle risorse contenuti nella legge di Stabilità. Per iniziativa del Ce.Pa. (il coordinamento che raggruppa i principali patronati Acli, Inas, Inca e Ital), nei giorni scorsi è stata avviata la raccolta delle firme di adesione alla petizione “No ai tagli ai patronati”, a cui hanno già aderito decine di migliaia di cittadine e cittadini, per protestare contro una misura che, se confermata, cancellerà il diritto di ogni persona ad avere l’assistenza previdenziale e socio-assistenziale gratuita garantita da questi istituti.
Inoltre il numero di coloro che rischiano di perdere il lavoro si attesta attorno al 70 per cento degli organici complessivi dei vari patronati, ovvero migliaia e migliaia di persone. La protesta, che sta ricevendo anche attestati di solidarietà da parte di parlamentari e di istituzioni, quali Inps e Inail, continuerà finché il Governo non si impegnerà a cancellare la norma che prevede una riduzione di 150 milioni di euro del fondo Patronati, pari a circa il 35 per cento delle risorse complessive ad esso destinate, a fronte di un servizio che ogni anno fa risparmiare alla Pubblica Amministrazione 657 milioni di euro. Per questa ragione, la mobilitazione proseguirà per tutto l’iter parlamentare di approvazione della legge di Stabilità.
Sabato 15 novembre si svolgerà la giornata nazionale di protesta, con iniziative unitarie in tutta Italia, anche a Imola, dalle ore 9, sotto al portico di piazza Matteotti dove sarà allestito un gazebo, con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica su una questione vitale per il rispetto dei diritti costituzionalmente garantiti.
Lunedì 17 novembre, la protesta contro il taglio delle risorse proseguirà con la chiusura di tutti gli uffici dell’Emilia Romagna dei Patronati di Cgil, Cisl, Uil e Acli. Dalle 10 alle 12 si terrà anche un presidio davanti alla Prefettura di Bologna, in piazza Roosevelt.
I Patronati ribadiscono con forza che la sottrazione delle risorse al fondo patronati, se approvata così com’è, si tradurrebbe in un’altra tassa occulta ai danni delle persone socialmente più deboli costrette, dietro pagamento, a rivolgersi al mercato selvaggio di sedicenti consulenti, che operano senza alcun controllo e senza regole. Infatti, mentre i lavoratori e le lavoratrici dipendenti continueranno a pagare integralmente i contributi previdenziali all’Inps, lo Stato incamererà la quota oggi destinata alla tutela gratuita per destinarla ad altri scopi non precisati. Il Governo, quindi, finirà per appropriarsi di soldi che sono dei lavoratori senza specificarne l’utilizzo. Una beffa a cui si aggiunge un danno economico serio che aggraverà le già precarie condizioni di coloro che pagano con la disoccupazione e la povertà le conseguenze di una crisi gravissima.
E’ possibile firmare la petizione nelle sedi dei Patronati di Cgil Cisl Uil Acli oppure on- line sul sito www.tituteliamo.it.